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MATERIALI A CONTATTO, QUESTIONE SICUREZZA

La disciplina dei MOCA, materiali e oggetti a contatto con gli alimenti, si inquadra nel più ampio contesto delle regole a presidio della sicurezza alimentare. Senza trascurare i doveri di corretta informazione ai consumatori. Molto lavoro va tuttavia ancora fatto.

Gli operatori della produzione alimentare, come quelli della GDO e della GDS (Grande Distribuzione Specializzata), stentano tuttora a considerare l’ampiezza del concetto diMOCA, e del campo di applicazione della relativa disciplina.

Al di là del ‘food packaging, bisogna infatti considerare la più vasta area dimateriali, oggetti e sostanze destinati a venire a contatto con gli alimenti. Con particolare attenzione a:

– impianti e attrezzature, che entrano a contatto con gli alimenti spesso in condizioni di stress tecnologico (basti pensare, ad esempio, a una macchina formatrice),

– dispositivi di protezione (es. rotoli di pellicole in alluminio e plastica). I quali sono venduti direttamente ai consumatori per l’impiego domestico. Spesso peraltro in assenza di istruzioni chiare di utilizzo. Le quali invece sono essenziali al loro impiego in condizioni di sicurezza (es. su quali cibi, per quanto tempo e/oa quali temperature?),

– stoviglie, utensili, elettrodomestici e accessori per la cucina e la tavola. Un’ampia varietà di merci, spesso di provenienza extra-UE, le quali transitano attraverso intermediari non sempre attenti a trasferire ai distributori il documento di conformità. Che è doveroso verificare e conservare, si noti bene, per ciascuno dei numerosi articoli in vendita.

La sicurezza dei MOCA è soggetta ad alcuni requisiti di base. I materiali, gli oggetti e le sostanze destinate a venire a contatto con gli alimenti:

 – non devono apportare contaminazioni fisiche all’alimento (es. sfridi di lavorazione, infestanti),

– non devono cedere sostanze chimiche all’alimento. È il tema della migrazione dei componenti dei MOCA, in gergo tecnico NIAS (non-intentionally added substances). Un paio di esempi, BPA e inchiostri di stampa,

– garantiscono la shelf life del prodotto senza alterarne le qualità organolettiche,

– non arrecano danni di altro tipo. Nella più ampia accezione possibile, che include ogni tipo di difetto in grado di arrecare nocumento alla salute del consumatore. (2)

La garanzia del rispetto di tali condizioni non può prescindere dall’adozione, da parte dei produttori di MOCA, di un sistema adeguato di controllo e assicurazione qualità. (3) Oltre all’effettiva applicazione delle GMP (‘Good Manufacturing Practices’) di settore.

Gli OSA (operatori del settore alimentare), a loro volta, devono inserire la gestione dei MOCA nei loro piani di autocontrollo. Tenendo bene a mente che tali materiali non costituiscono solo una voce della procedura approvvigionamenti (che spesso transitano attraverso i grossisti). I ‘Food Contact Materials’ concorrono spesso al diagramma del processo produttivo e le disattenzioni al riguardo possono causare rischi anche gravi. 

Il RASFF (Rapid Alert System on Food and Feed) – registro UE delle allerta sanitarie su alimenti, mangimi e materiali a contatto – conferma il rilievo concreto dei rischi sopra evidenziati. Nel 2017, 119 notifiche su un totale di 3759 hanno riguardato fenomeni di migrazioni di sostanze indesiderate (NIAS) da materiali e oggetti destinati a venire in contatto con gli alimenti.

La grande distribuzione, anche quella specializzata e non solo quella per tradizione vocata al food, ha precisa responsabilità di prevenire tali rischi.

Non è dunque sufficiente, se pure necessaria, la verifica di idoneità formale e l’archiviazione dei certificati di conformità. È invece indispensabile la massima cautela nella qualifica dei fornitori.

La qualifica fornitori non può venire limitata ai grossisti, i quali smerciano migliaia di referenze delle più svariate nature e origini. L’indagine deve invece venire estesa ai singoli produttori, ovunque localizzati, dei moltissimi articoli destinati a finire nelle nostre cucine, sulle tavole o i cibi. 
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